Anche un orologio rotto segna due volte al giorno l’ora corretta

by Fulvio Cavicchi
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Questo articolo è un editoriale, quindi rappresenta l’opinione solo dell’autore 
e non di tutta la Redazione di Tutto Football Magazine.

Fu nel 2003 che lessi sul Resto del Carlino della rinascita dei Warriors Bologna, così per curiosità andai al Motovelodromo di Ferrara a vedere la mia prima partita di football americano. Per il resto della stagione non seguii più nulla anche se l’esperienza mi era piaciuta, fino a quando a fine anno fu deciso di organizzare a Bologna la finale giovanile (dell’unica categoria che c’era allora, cioè la Under 21) tra Barbari Roma Nord e Lions Bergamo e io andai a vedermi anche quella. Il football mi aveva colpito, così nella stagione fredda tra 2003 e 2004 andai a cercarne di più su quel preistorico internet di allora e scoprii il forum di Huddle.

Uno dei primi utenti che imparai a conoscere era LordLutorTitus, cioè quel Marco Bozzarini oggi dirigente della LegioXIII e allora DL dei Gladiatori Roma, che in quei tempi così come oggi si faceva vedere e sentire “urlando” (scrivendo in maiuscolo) sopra tutto e tutti, andando a disquisire di ogni cosa e non avendo mai alcun timore di esprimere concetti anche impopolari e provocatori, stimolando le discussioni (che raramente erano discrete e e diplomatiche…) e permettendomi di conoscere tante vicende e personaggi che di fatto hanno composto la storia del nostro sport in questi 20 anni di football che sto ora festeggiando.

Questo lungo preambolo per dire che inizio ad averne viste anche io a sufficienza. Certo, so bene che ci sono tanti con il doppio della mia esperienza, ma venti calendari iniziano a farsi sentire e quindi credo di potermi permettermi di fare valutazioni su un ambiente che è un incredibile coacervo (per i difensori: un mucchio) di pregi e difetti, perché racchiude persone che hanno una passione fortissima e che si impegnano allo strenuo per uno sport sconosciuto ai più, ma anche tante persone con convinzione di se estreme, pronte a cavarsi un braccio per difendere le proprie idee perché sicuri di essere gli unici a capirne in mezzo a tutte queste poche migliaia di menti.
Poi ci sono anche idee politiche decisamente forti ed estreme da entrambe le parti, anche se l’attualità fa ora sembrare che siamo uno sport schierato solo a destra; ci sono influenze locali che rendono il football giocato a nord ben differente da quello a sud, a est, a ovest; nelle squadre ci sono allenatori vecchio stampo per cui l’unica cosa che conta è stendere a cascate l’uomo davanti e altri ipermoderni che vivono studiando video provenienti dagli Stati Uniti incuranti delle clamorose differenze ambientali e culturali e per loro esiste solo la tattica e le ventimila variabili di gioco e ai ragazzini non insegnano più le basi del dare e prendere i colpi; e innumerevoli altri aspetti contrastanti tutti racchiusi nello stesso sferoide prolato.

Insomma, siamo un movimento che decisamente non possiamo definire “unito”, però allo stesso tempo appena sentiamo qualcuno parlare di football lo vediamo subito come un “fratello” con cui attaccare bottone e riderci e scherzarci assieme fino a quando questo non dice qualcosa della scuola opposta alla nostra… e allora ecco che diventa “quello lì che dice solo scemenze”.

Dove voglio arrivare con questo pezzo? In queste settimane non si fa altro che parlare dello scandalo del “saluto romano” dei ragazzi Under 17 del Flag, scoppiato a causa di una foto pubblicata da un ex dirigente della Fidaf sui social network nella primavera 2023. Non è assolutamente mia intenzione andare a dare opinioni sulla persona (che non conosco) o sul gesto, hanno già parlato in tantissimi e aggiungere anche la mia voce non farebbe altro che ingrandire un fiume già in piena e non porterebbe nulla in nuovo.


Quello su cui vorrei concentrarmi è sulle reazioni del movimento allo scandalo che ne è nato. Ma intanto partiamo dal “perché” sia nato, dato che è chiaro che il primo articolo, uscito a fine dicembre, sia stato montato apposta per usare a scopo personale un mezzo pubblico. Il fatto era avvenuto molti mesi prima e non se ne era più parlato, quindi di certo non era una notizia “di cronaca” interessante per il quotidiano. Ma leggendo l’articolo si legge bene anche che non vuole essere un pezzo “di approfondimento”, dato che anziché parlare dell’ambiente football USA il giornalista utilizza chiaramente il fatto deprecabile solo per andare contro alla federazione. Ancora di più, non se la prende contro la Fidaf nella sua totalità, bensì contro un preciso esponente. Quindi l’articolo è stato “costruito” ad arte con una intenzione (che non conosco e di cui non mi interessa stare a discutere) da parte della “gola profonda” che ha raccolto tutti i dati, poi passati al giornalista solo per attaccare una persona e strafregandosene bellamente di quanto questo avrebbe fatto male allo sport del football di cui chiaramente lui stesso fa parte.
Poi gli articoli seguiti nei giorni seguenti sulle altre testate sono semplicemente un cercare di “evitare il buco” da parte di queste associati ad un periodo in cui ci sono poche notizie con cui riempire le pagine.

Fabio Tortosa

Come detto, conosco Fabio Tortosa da tanti anni così come la gran parte del football tricolore, quindi non serve che io accusi o difenda una persona che sa abbondantemente farlo da solo. Quello che voglio dire è che anche lui come tutto il nostro ambiente ha pregi e difetti estremi, dato che è lampante che abbia fatto andare avanti il nostro sport in Italia per tanti anni e sono convinto che i suoi modi schietti, rudi e decisamente non diplomatici siano stati in quel periodo l’unico metodo possibile per fare funzionare a calci un movimento sgangherato, senza soldi, senza mezzi e mosso solo da tanta passione.

Però è anche vero che oggi, così come la Fidaf sta cercando di “pulire le braghe” (bucate) del football per presentarsi “vestita a festa” al Coni, lo stesso devono cercare di farlo i singoli componenti per evolverci.
Attenzione, notate bene che ho scritto “evolverCi” e non “evolverSi”, perché come sempre il governo è lo specchio delle persone che sta guidando. E proprio qui sta il problema: non è che solo Fabio o la Fidaf debbano migliorare, perché è troppo comodo attaccarsi a banalità come “con una federazione così, non abbiamo speranze” come sento continuamente in giro e affibbiare tutte le colpe al governo. Questo ci lava via i difetti, quindi ovvio che sia la soluzione che venga spontaneo scegliere, ma il problema è proprio che ancora oggi il nostro movimento abbia bisogno di quei modi così violenti per andare avanti, come che senza calci e pugni (solo verbali, quantomeno) noi non si riesca a fare le cose corrette.

E ora finalmente arriviamo al perché del titolo dell’articolo e al motivo di accennare a “BozzaCiccio” all’inizio: la frase in cima è uno scherno che spesso sento usare per sminuire qualcosa di corretto detto da qualcuno che di solito dice bestialità. Ecco, ho quella frase a cuore perché basta cambiare il modo con cui la si guarda per trasformarla in qualcosa di positivo, che insegna che bisogna tenere aperte le orecchie e soprattutto la mente perché le cose giuste possono essere espresse da tutti, indipendentemente da quanto spesso lo facciano nei loro discorsi. Domenica si parlava in un gruppo su Whatsapp dello scandalo di cui sopra e l’atmosfera era terribilmente depressa, tutti convinti che ormai non ci fosse più speranza per il nostro sport in Italia e che si stesse meglio quando si stava peggio… quando poi il buon Marco Bozzarini, con la sua solita dizione forbita e con un discorso pieno di figure retoriche e artifizi letterari (:-P) ha centrato appieno il punto della questione riguardo al futuro:


Alla sinteticità di questo concetto non c’è nulla che io possa aggiungere perché è autoesplicativo e Marco ha semplicemente ragione. C’è stato un fatto spiacevole che ha avuto tutta una serie di reazioni, Fidaf si è mossa e poi Fabio Tortosa ha fatto un gesto serio e corretto che creerà delle difficoltà allo sport (se le dimissioni verranno accettate dalla Fidaf, cosa non ancora avvenuta) perché verrà a mancare una persona che aveva in mano praticamente il comando di tutto (campionati senior, giovanili, Blue Team…). Ma questo ci permetterà anche di evolverci, perché ci imporrà di avere persone specifiche per ognuno di questi ambienti, così anche da non rischiare più delle crisi come quella che ora vivremo.

Ma soprattutto ci insegnerà che, se vogliamo crescere ed evolverci, dobbiamo TUTTI partecipare e dare una mano. Perché non possiamo fare le principessine in pericolo che restano nella tana del drago in attesa che arrivi il principe azzurro a salvare tutta la situazione. Questa favola è oggi profondamente datata e difatti anche tutti i nuovi film Disney hanno protagoniste donne che si salvano da sole. Bene, ora anche noi del football dovremo avere “due ovaie così” come loro, quindi piantarla di piangerci addosso e iniziamo a collaborare per ripartire con la crescita.

Come? Ne parleremo nella “seconda puntata”!

EDIT del 11/01/2024, ore 01:24 AM: mi sono arrivati commenti che con questo pezzo starei proponendo Marco come “salvatore della patria” del football tricolore. Io parlo specificatamente della frase che ho riportato, ho messo lo screenshot della chat apposta. Solo a quella mi riferisco e quella promuovo come via da seguire per il football italiano, cioè piantarla di piangersi addosso, rimboccarsi le maniche e dare TUTTI una mano verso una unica direzione. Questa l’intenzione dell’articolo, ogni altra lettura che vorrete darci è errata.
Come mi disse qualcuno, sono responsabile di quello che dico e non di quello che voi volete capire 😉 ]