Ci troviamo oggi con Alex Ferrari bolzanese, classe 93, cresciuto nei Giants Bolzano, dove ha giocato per undici stagioni, raggiungendo due volte la finale dell’Italian Football League e della Central European Football League.
Successivamente ha giocato in Germania con i Schwäbisch Hall Unicorns con i quali ha raggiunto la finale del campionto: il German Bowl.
In seguito si è trasferito in Austria ai Tirol Raiders, coi quali ha vinto il suo primo titolo nazionale.
Attualmente è alla seconda stagione nelle fila dei Guelfi Firenze in IFL.
Gioca nella nazionale italiana di football americano con la quale ha vinto l’Europeo 2021.
Dopo la finale dello scorso anno ci sono stati alcuni cambiamenti quest’anno in casa Guelfi, come vedi la squadra di questa stagione?
Stagione nuova, squadra nuova, la mancanza di vecchi giocatori e nuovo coaching staff, fattori che hanno fatto sì che ci fosse un periodo di assestamento per abituarsi ai cambiamenti. C’è bisogno di aggiustare alcune cose, cambiando il personale sono cambiate anche le chiamate, serve tempo per adattarsi a una cosa nuova. Non siamo i favoriti al titolo questa stagione quella “la squadra forte da battere” come siamo stati invece l’anno scorso. Questo a mio parere è un motivo in più per dimostrare a tutti che abbiamo intenzione di arrivare in finale e non solo.
Dopo le tue esperienze in Germania e Austria di cui una ti è valsa anche un titolo nazionale, quali differenze hai notato tra la lega Europea e quella Italiana?
Non mi basterebbe un giorno per dirle tutte. Partiamo dalla preparazione della squadra, allenatori che prendono seriamente il loro compito come fosse un lavoro, molto preparati grazie alla loro esperienza anche in leghe maggiori, molta scelta di coach anche a livello di special team e position coaches. Preparazione non solo atletica con molti più allenamenti ma anche tecnica con molti meeting. I singoli giocatori si impegnano ad allenarsi, a seguire le diete, fanno scouting e si allenano in modo professionale, cosa molto diversa dalla lega italiana dove spesso non c’è questa dedizione all’allenamento fuori dal campo. Continuiamo parlando del concetto della ELF stessa dove lo spettacolo è al centro di tutto, ci sono regole sul come vestirsi per arrivare al campo, che marche indossare, come rispondere sui social, tutto questo per risultare più professionali possibile. Ultima differenza si nota anche durante le partite dove gli stadi sono pieni ed il pubblico sente molto il momento, mentre in Italia gli stadi sono poco pieni, stadi che spesso sono al di sotto delle condizioni cui si dovrebbe giocare.
Secondo te, quale potrebbe essere uno dei tasti dolenti della differenza tra queste due mondi?
Anche se non mi piace parlarne, ma purtroppo qualche parola bisogna spenderla, il tasto dolente è l’arbitraggio. In Europa gli arbitri, come tutti i professionisti quali coaches etc, puntano a migliorarsi di volta in volta, cercano di non essere protagonisti, cercano di gestire la partita senza controllarla e soprattutto sono aperti al dialogo. Una cosa che mi ha impressionato tantissimo è che dopo ogni partita almeno tre persone tra arbitro e crew, riguardano ogni snap o chiamata, inoltre c’è un sistema a punteggio della valutazione dei referee, in base al lavoro vengono accreditati i punti o sottratti, come un giocatore viene giudicato e messo in panchina stessa cosa vale per loro. In ELF se si fanno degli errori si perde la possibilità di diventare capo arbitro, o addirittura la possibilità di arbitrare. In Italia alcuni arbitri non sanno neanche alcune regole dove devono essere i giocatori più esperti a a farle notare , questo spesso viene preso come un affronto e non come un’occasione per confrontarsi e migliorarsi, ne soffre lo spettacolo e l’integrità delle partite e della lega.
Tantissime differenze tra queste due leghe che seppur vicine sembrano lontane anni luce soprattutto per chi le ha vissute come te, se potessi migliorare degli aspetti della divisione italiana, quale sarebbe?
Sicuramente un controllo maggiore dell’entry level, se non si ha la possibilità di competere mettendo in campo almeno due americani e un oriundo, soprattutto non riuscendo a fornire un campo da gioco decente, non si dovrebbe avere il diritto di entrare nella prima divisione. Altro aspetto che dovrebbe avere un limite è la quantità di import, impossibile ci siano squadre con uno o due import ed altre che ne hanno quattro, cinque full time; questo sbilancia la competizione, aspetto che la Elf sta cercando di combattere. Ultimo accorgimento riguarda il confronto di giocatori, arbitri, coaches riguardo a partite, decisioni, gestione, ascoltare i feedback di giocatori che arrivano da livelli un po’ più alti come gli americani o europei che hanno avuto modo di giocare in altri campionati.
Abbiamo parlato di leghe, di squadre ma non abbiamo ancora parlato di te personalmente, quali sono gli obiettivi personali di Alex Ferrari?
Personalmente prima di tutto vorrei chiudere la stagione senza infortuni dato che l’età avanza (toccata tattica n.d.r.); secondo, vorrei riuscire a migliorarmi ancora, riuscendo a tenere un livello alto, curando il riposo, la dieta e altri piccoli dettagli che fanno la differenza. Ultimo personalissimo obiettivo è insegnare dimostrando ad altri giocatori che cercano di imparare e che , si spera fra non molto, prendano il posto di noi vecchi sia come titolari di divisione sia come futuri giocatori della Nazionale Italiana. Sfruttare il potenziale che hanno per poi, chissà, passare il feedback ad un Ferrari Alex coach a bordo campo, ma non ancora!!