IO SONO LEGGENDA

by Marc Taccone
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Quando il Boston College gli offrì una borsa di studio per il football molti storsero la bocca; di certo nel campus nessuno scambiava quel ragazzo di neanche un metro e ottanta per neanche 80 kg per un giocatore di football americano, men che meno per un quarteback. Ancor meno per il quarterback titolare di una università di prima divisione.

Eppure Doug Flutie diventó leggenda.

Nato a Manchester (non quella inglese) nel Maryland, una cittadina di appena 5000 abitanti, a sei anni si trasferì a Melbourne (non quella australiana) in Florida al seguito del padre ingegnere aerospaziale di origine libanese. Nella locale High School il piccolo Doug Richard Flutie metteva tutti in fila nel football, guidando da capitano la squadra a due championship locali. Qui a Melbourne Doug Flutie è leggenda, ma non solo.

Il taglio dei finanziamenti al settore aerospaziale costringe la famiglia a spostarsi di nuovo, così il senior year di High School vede Doug giocare per i “Redmen” di Natick (Massachusets), non solo a football ma anche a pallacanestro e a baseball, dove si diploma e viene notato dal locale Boston College. Che, come detto, gli offre una schoolarship per il football, unico college di division 1-A a bussare alla sua porta.
Nei quattro anni da titolare nel college, Doug Flutie mette insieme numeri da capogiro. Ma è il 1984 il suo anno, quello da senior, che consacrerà la sua carriera universitaria con una singola giocata, il 55 Flood Tip. Un Hail Mary con cui Boston College sconfigge nell’Orange Bowl, per 45 a 41, i campioni nazionali in carica, quei Miami Hurricanes di Bernie Kosar che sembravano pressoché imbattibili negli anni 80.

La vittoria ribaltó completamente i giudizi sui premi individuali, e Doug Flutie si ritrovó a ritirare l’Heisman Trophy, il Walter Camp Award, il Davey O’Brien Award, lo UPI Player of the Year Award ed il Maxwell Award.

A Boston College Doug Flutie è una leggenda, ma non finisce qui. Perfino il giorno del draft Doug Flutie scrive un record che probabilmente non verrà mai battuto, essendo tutt’oggi l’Heisman Trophy chiamato più in basso in assoluto.

A questo contribuì, oltre al fisico non considerato “da Pro”, il fatto che Flutie avesse già accettato l’offerta dei New Jersey Generals della USFL, la lega concorrente alla NFL, che ne fecero il giocatore professionista più pagato d’America con 7 milioni di dollari in 5 anni.

Flutie con i Generals della USFL

Così alla chiamata 285, all’undicesimo giro del draf NFL del 1985, i Los Angeles Rams si aggiudicano i diritti per un giocatore che non avrebbe mai giocato negli Arieti gialloblù.

Il debutto nella USFL non è certo memorabile, i primi due passaggi vengono entrambi intercettati dal Linebacker degli Orlando Renegades Jeff Gabrielsen, ma la stagione dei Generals non va comunque male ed il record  finale li piazza al secondo posto ad est.
Nel 1986 peró la USFL fallisce e gli unici giocatori che fanno il salto in NFL sono il punter Sean Landeta ed il nostro eroe.

I Rams decidono di scambiare i diritti su Flutie con svariate chiamate al draft dei Chicago Bears, quegli stessi Bears che avevano appena vinto il Super Bowl. Flutie era il backup di Jim McMahon, che guidava l’attacco di coach Dikta, e vide il camposolo alla fine della stagione regolare, quando McMahon venne infortunato da un colpo proibito portatogli da un difensore dei Packers. Il fatto che Flutie non riesca a superare nel divisional round i Redskins, considerati molto più deboli, costringe gli stessi Bears a scambiare Flutie, mandandolo ai New Englad Patriots. È il 1987 e Flutie è pronto a giocare per la squadra di quella che considera la sua città, Boston, quando l’associazione dei giocatori indice l’ormai celebre sciopero che è il fulcro del celebre film “The Replacements” (in italiano “Le Riserve”), dove il quarterback titolare rientra per giocare le ultime partite esattamente come fa Flutie con tanti altri colleghi, facendo collassare lo sciopero.

Dopo un paio di anni anonimi a Boston, Flutie decide di trasferirsi a giocare nella Canadian Football League, e trovare finalmente il suo elemento in cui nuotare come un pesce nell’acqua.

Doug nella CFL – Toronto Argonauts

Negli otto anni in Canada il nostro Doug mette insieme 41.355 yards, col record sulla stagione singola di 6.619, con 270 touchdowns e quattro Grey Cup (il Super Bowl canadese) con tre squadre diverse.
Detiene un tale numero di records della CFL che nel 2006 è stato eletto come migliore giocatore della storia della seconda lega nordamericana.

In Canada Doug Flutie è una leggenda.

Tornato negli States viene messo sotto contratto dai Buffalo Bills, e dopo l’infortunio dello starter entra e rimonta gli Indianapolis Colts con un ultimo grande drive. La settimana successiva viene nominato starter contro gli imbattuti Jacksonville Jaguars, nove anni dopo la sua ultima partenza da titolare.

Vince la partita con una corsa in end zone in un drammatico quarto tentativo, e con la fiducia maturata dai successi canadesi conclude il 1998 con una chiamata al pro bowl dove scrive un altro dei “suoi” record, essendo fino a quel momento, e per alcuni anni, il giocatore più basso mai chiamato alla partita delle stelle. La sua seconda stagione a Buffalo si conclude in un altro momento iconico, il “Music City Miracle”, la controversa giocata dei Titans che segnarono un ritorno di kickoff che era l’ultima giocata della partita. Se chiedete ad un tifoso di Buffalo quale sia il suo quarterback preferito non stupitevi se ricevete una risposta diversa da “Jim Kelly” perché a Buffalo Doug Flutie è una leggenda.

L’ultima storia che voglio raccontarvi è quella che lo rese una leggenda ai miei occhi, imprimendomelo per sempre nella memoria come uno dei giocatori più geniali che abbia mai visto giocare. È l’ultima partita del 2005, Flutie ha 43 anni ed ha appena scritto un altro dei suoi strambi record giocando contro Vinny Testaverde ed insieme a lui settare ad 83 la più alta somma di anni dei due quarterback in campo. Dicevamo, è il 2005, 21 anni dopo l’Hail Mary all’Orange Bowl, Doug è il backup di un certo Tom Brady, giovane ma già decisivo e vincente quarterback dei Patriots di Bill Belichick. L’ultima partita è contro i Dolphins, e i Patriots hanno appena segnato, entra, quindi lo special team, ma rispetto al solito manca il kicker e c’è un bloccatore in più.

Flutie, che di solito è l’holder si piazza come se fosse un punter, parte lo snap e per la prima volta dal 1941, come suo ultimo regalo al football giocato, Doug Richard Flutie, nato a Manchester 43 anni prima segna quello che è a tutt’oggi l’unico drop della Super Bowl era.

Flutie mentre sta per calciare il famoso “drop”

Ora ditemi voi, come si fa a non considerare Doug Flutie una vera e propria leggenda?

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