Riparte il campionato britannico

by Simone Paschetto
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Il football riprende anche in Gran Bretagna, lo scorso sabato la BAFL ha annunciato la formula per il campionato 2021 ed è rivoluzionaria.
In seguito a un confronto con i team di tutta la nazione data l’eccezionalità del periodo, che il Regno Unito di Boris Johnson ha da subito affrontato in modo singolare, è stato deciso che per il 2021 non ci sarà l’usuale divisione per livelli, ma un solo unico campionato nazionale, composto da 14 gironi su base regionale, a loro volta composti da un numero variabile di squadre (da quattro a sette), per un totale di ben 75 squadre coinvolte.


Se non fosse che al momento non sembra essere prevista una fase di playoff, e quindi non ci sarà un team campione nazionale, si tratterebbe del campionato di football più affollato mai visto prima sul continente, secondo al mondo probabilmente solo al campionato NCAA.

Di certo sarà un esperimento molto interessante, dato verranno messe a confronto realtà molto diverse, un po’ come nell’ipotesi di recupero della stagione 2020 proposta dalla Fidaf ad Aprile scorso e poi superata dagli eventi.

Certo, in un sistema di campionato basato su livelli, più o meno comunicanti, i testa/coda tra team che l’anno prima si trovavano a due categorie di distanza, non è inusuale, ma in questo caso è stata fatta una scelta ponderata, con un occhio a non creare eccessivi squilibri, come conferma Warren Smart, National Game Developement Manager della BAFA: “Sappiamo tutti che dobbiamo adattarci e scendere a compromessi, ma sono entusiasta della struttura regionale e il 2021 sarà caratterizzato da una serie di partite davvero interessanti. Ho lavorato con i club per garantire il mantenimento di un certo livello di parità e vogliamo davvero che l’anno sia considerato un’opportunità di sviluppo, con i club di tutto il paese che si aiutano a vicenda”.


Il football britannico non è nuovo a cambiamenti radicali ed è, storicamente, un laboratorio da osservare attentamente, nel bene e nel male. 

Pur con qualche anno di ritardo nello sviluppo del football nazionale (il primo campionato britannico è solo del 1985, quattro anni di ritardo sull’Italia, sei sulla Germania) Londra ha ospitato la prima tra squadre NFL in Europa, nel 1983.

L’American Bowl di Londra, 1986


Nel 1986 il movimento britannico dopo una sola stagione, si divide, primo in Europa, creando una lega semiprofessionistica, la Budweiser League, una novità nel panorama continentale di 35 anni fa.

Il primo Bud-Bowl del 1986, tra London Ravens (in nero) e London Olympians


Il successo del football di Sua Maestà fu tale, che tra il 1989 e il 1994 la Gran Bretagna vinse, o meglio, stravinse, due Campionati Europei e le squadre inglesi portarono a casa ben 3 Eurobowl, mettendo fine ai domini di Frogs Legnano e Amsterdam Crusaders, rispettivamente con Manchester Spartans e London Olympians.

Non è un caso che nella stagione inaugurale della WLAF, nel 1991, tra le tre squadre europee ci fossero i London Monarchs, che si laurearono subito campioni, raggiunti dagli Scottish Claymores nella versione europea della lega, nel 1995. E sempre in quegli anni gli Spartans, spostatisi a Sheffield, presero parte alle due stagioni della FLE, la “superlega” del football europeo anni ’90.


Il primo World Bowl, Wembley 1991, London Monarchs-Barcelona Dragons


Da allora si è verificato un declino mediatico e una crisi di risultati a livello internazionale in linea con quanto accaduto in Italia, Finlandia e altre nazioni come Olanda o Spagna, con la differenza che in Gran Bretagna il numero di squadre non è diminuito, ma aumentato, anche grazie al boom di squadre universitarie, un’altra brillante eccezione tutta britannica.


Luci ed ombre, insomma, ma sicuramente, pur rimanendo il caso inglese molto peculiare, un football da tenere sempre sotto osservazione per la capacità di anticipare tendenze.

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