Kharkov/Kharkiv, Kherson, Mariupol, Donetsk, Kiev/Kyiv, Lvov/Lv’iv, Nikolaev/Mykolaiv, Odessa, la Crimea.
Nomi di città e luoghi che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere, localizzare, pronunciare.
Da oltre tre settimane infatti, tutta l’Ucraina è sotto la morsa dell’aggressione delle Forze Armate Russe, anche se per Donbass e Crimea le tensioni sono ormai in corso da anni.
Eppure queste città che oggi vediamo spesso trasfigurate fino all’orrore da una distruzione indiscriminata, fino a pochissimo tempo fa pullulavano di vita e quindi, anche di football.
L’Ucraina è infatti, da decenni, il granaio del football ex-sovietico.
Non poteva essere altrimenti per un territorio che già dal nome porta in sé i geni dell’apertura, dello scambio, della porta sul mondo, U kraijna, letteralmente “presso la marca di confine”.
Naturale quindi che già in epoca sovietica fosse proprio questa terra ad essere tra le più fertili per lo sviluppo del nostro sport.
Bisogna fare un salto indietro, a un altro secolo, un’altra nazione, un altro mondo.
Esattamente trentasette anni fa, giorno più giorno meno, a Mosca, Michail Sergeevič Gorbačëv viene eletto segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Poco più che cinquantenne Gorbaciov è chiamato a un compito improbo: trovare una cura salva vita per il gigante malato, l’Unione Sovietica.
Cosciente del rischio, ma anche della mancanza di alternative, Gorbaciov dà il via a una serie di riforme che la Storia ricorderà con il nome di Perestroika, in russo, “Ricostruzione”.
Cosa accadde, come e perché è Storia e per tanto dovrebbe essere nota. A noi, in questo momento, interessano le conseguenze del clima di apertura che pervase L’Unione Sovietica in quegli anni, in particolare l’interesse suscitato dal football americano.
E’ una storia incredibile quella che porta il football americano sulla Piazza Rossa e un giorno le si dovrà rendere merito raccontandola.
Per non togliere nulla alla curiosità limitiamoci a osservare che della dozzina team che vengono creati, tre hanno sede in Ucraina, a Kiev, Donetsk e Kharkov, città quest’ultima sede degli Atlantes, prima squadra ucraina.
La Storia ci racconta che il tentativo disperato di Gorbaciov finì malissimo e l’Urss scomparve dalle cartine geografiche, ma il seme del football, appena piantato, sopravvisse alla catastrofe.
Sono anni durissimi per le popolazioni dei 15 paesi nati dalle ceneri dell’orso rosso, inverni al gelo, neve, fango, violenza e negozi vuoti, ma la fiammella del football resiste indomita, Minsk, Mosca e… L’Ucraina.
I russi non riescono a mettere in piedi un torneo nazionale, la squadra di Minsk si trova in mezzo al nulla, in Ucraina invece riescono a organizzare un campionato e a farlo giocare con stabilità e regolarità.
Una manciata di squadre in una nazione enorme, ma è sufficiente: Un paio a Kiev, un paio a Kharkov e poi Donetsk, Cherkasy, Vinnytsia.
I nomi sono evocativi, Slavs, Kossacks, Schythians, Lumberjacks.
La fanno da padroni i gialloneri di Donetsk, gli Scythians, campioni ininterrottamente dal 1994 al 2003.
In campo internazionale la nazionale gialloblu partecipa agli Europei del 1995 in Austria, grazie al forfait di Germania e Gran Bretagna e si gioca la semifinale degli Europei 2000 contro la Germania.
Nel mezzo, si toglie la soddisfazione di piegare la nazionale russa, nell’unica partita mai disputatasi, l’11 Ottobre 1998, in casa, L’Ucraina vince 13-3.
Nel nuovo millennio le cose sembrano piano piano migliorare, le squadre si moltiplicano in tutto il territorio, nascono gli Azov Dolphins a Mariupol, gli Sharks a Kherson, i Vikings a Mykolaiv, i Lions a Lv’iv e poi ancora decine di squadre in tutto il paese, da Dnipro a Zhitomyr, da Uzhorod a Odessa fino in Crimea.
Tutto sembra andare nella giusta direzione, poi la Storia si rimette in mezzo. La rivolta di Piazza a Kiev, l’annessione della Crimea da parte della Russia e la guerra civile in Donbass. Gli Scythians non ci sono più, ma il football prosegue il suo cammino, continuano a nascere squadre a Kiev, su tutti i Capitols e i Patriots.
Il football sembra trovare il suo spazio in Ucraina e il livello sale, nonostante la Pandemia e nonostante tutto. I giocatori ucraini sono ambiti nei campionati confinanti e le squadre di vertice iniziano ad ingaggiare coach e giocatori americani.
Nonostante tutto, il football ucraino ha trovato la sua strada e la stagione 2022 si preannuncia interessante.
Nonostante tutto, o quasi.
La Storia ci rimette lo zampino, anzi, questa volta ci mette tutta la zampa, feroce e violenta.
Non ci sarà il campionato 2022 e non è immaginabile pensare quando ci sarà il prossimo.
Ma sono abbastanza sicuro che ci sarà in futuro un campionato ucraino.
Perché il football ucraino è fatto da ucraini e gli ucraini sono gente che non si arrende davanti a niente.