Miracle in the Making

by Marc Taccone
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Un cognome italiano che spesso si sente nominare negli USA è Tagliaferro, più spesso nella versione più americana “Taliaferro”, un cognome che rimanda ad una stirpe rude, resistente e dedita alle imprese più difficili. Come tagliare il ferro.
In realtà non abbiamo idea di come mai questo sia uno dei cognomi italiani più diffusi in America, se per il fatto che tutti i Tagliaferro d’Italia si trasferirono nelle lande dell’ovest o perchè magari uno di questi fu particolarmente prolifico.

Adam Taliaferro con la divisa dei Nittany Lions

 

Fatto sta che il 1 gennaio 1982, a Voohhees nello stato del New Jersey nasce Adam Taliaferro, ragazzo di colore con grandi potenzialità atletiche ed un grande amore per la palla ovale. Così, dopo un notevole percorso accademico, approda a 18 anni ai Nittany Lions della Penn State del compianto Joe Paterno.

Taliaferro e Paterno coach di Penn State


Le sue credenziali erano di tutto rispetto, arrivava da una carriera in high school dove aveva piazzato 9,4 yards di media a corsa e 62 touchdowns, come runningback, e 7 intercetti come cornerback.
Il suo talento atletico era evidente anche come giocatore di basket e saltatore in alto quando stabilì il record di 198 cm. per la propria scuola.
Fu per questo che Joe Paterno, andando contro alle sue abituali regole, schierò il ragazzino sin da subito invece di dargli una redshirt.
Il 23 settembre del 2000, durante la sua quinta partita di college la carriera di giocatore di football si interruppe per non riprendere più.
Gli avversari erano i Buckeyes di Ohio State ed in particolare il loro runningback Jerry Westbrook, infatti fu proprio per portare un placcaggio su questo giocatore che la vertebra cervicale C5 di Adam Taliaferro fece crack intaccando il midollo spinale.
Impossibilitato a controllare il proprio corpo Taliaferro si girò rotolando sul collo e rimase in una posizione molto innaturale. è strano come gli infortuni peggiori non sembrino così brutti di primo acchitto, come quello di Shazier degli Steelers svariati anni dopo.

Adam a terra dopo l’infortunio


Sulle prime Taliaferro pensò di essersi rotto un braccio, perchè lo vedeva davanti a sè ma non riusciva a sentirlo. quando il dottore del team gli disse quanto dolore sentisse Adam rispose “nessun dolore, non sento dolore” ma quando impartì il comando di alzarsi al suo corpo non avvenne nulla, il corpo non si muoveva.
Adam era paralizzato dal collo in giù.
Fu immediatamente sottoposto ad intervento chirurgico presso l’ospedale di Ohio State e poi trasferito al Jefferson University Hospital di Philadelphia e nonostante l’intervento si potesse dire perfettamente riuscito ad Adam venne data una chance del 3% di tornare, a camminare, non a giocare.
Quel cognome non ammetteva scuse, se si fosse chiamato Adam Mollaccione allora si, poteva anche lasciarsi andare all’autocommiserazione e restare paralizzato, ma quando ti chiami Taliaferro da te ci si aspetta una forza ed una tenacia straordinarie, e così, otto mesi dopo il giovane Adam imparò di nuovo a camminare.

Taliaferro durante la riabilitazione


Una folla record di 109.313 tifosi al Beaver Stadium lo applaudirono meno di un anno dopo il suo infortunio all’entrata in testa ai suoi compagni per la prima partita casalinga contro i Miami Hurricanes. Corricchiò persino.

Adam Taliaferro al rientro al Beaver Stadium


Restò come assistente di Joe Paterno nella squadra fino alla sua laurea in scienza nel 2005.
Oggi, all’apice di una vita di successo, Adam Taliaferro è un politico molto apprezzato nel distretto del New Jersey, un libro intitolato “Miracle in the Making” è stato scritto per raccontare la sua storia, e la sua fondazione in supporto di persone che subiscono lo stesso tipo di incidente tira su più o meno 80.000 dollari all’anno.
Oltre alla sua attività politica Adam è un apprezzatissimo motivational speaker presso aziende e scuole, alla faccia di quel 3% di possibilità.

Il libro “Miracle in the making”

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