Oggi per le nostre interviste incontriamo il capitano dei Rhinos Milano Pietro Elmi, vera colonna degli arancio / neri.
Esperienza, da quanto tempo giochi e come ti sei avvicinato al football?
Gioco da 13 anni, tutti coi Rhinos. Tanti ruoli diversi, tanti compagni di squadra diversi, ma stessi colori qualunque sorte li accompagnasse. Al football mi sono avvicinato grazie a mio fratello. Mi ha convinto a provare una sola volta. Un solo allenamento doveva essere. Chiaro che così non è stato, ed eccomi qua…
Cosa ti aspetti da questo campionato?
Mi aspetto una crescita sportiva da parte di tutti. Sportiva perché mi auguro sia fisica, ma anche e soprattutto mentale. Non dico uno scudetto, una finale o i playoff per un semplice fatto: questi traguardi possono essere raggiunti, ma se non vengono mantenuti, cosa importa? Non va bene vivere di sola storia e di “anni d’oro”. É tempo che i Rhinos tornino in alto, siano una squadra di riferimento per il campionato maggiore e siano contendenti al titolo TUTTI gli anni.
Chi è il giocatore (italiano) in squadra che reputi più forte?
Non vorrei affrettare questa risposta. C’è chi vorrebbe che dicessi Nutella, per tutti gli anni che ha passato ai Rhinos. C’è chi vorrebbe che dicessi Boni, per la stagione scoppiettante che ha avuto l’anno scorso. C’è chi vorrebbe che dicessi il nome della prossima rising star ancora sconosciuta. In realtà spero che questa stagione ci riveli molti nomi diversi, nomi di giocatori che rimarranno affezionati alla realtà con cui giocano e a cui si sentiranno legati tanto quanto lo sono io.
Qual è l’import che sarà più incisivo quest’ anno?
Daniel. Secondo me ha il giusto mix di caratteristiche per essere un giocatore letale. Precisione, lucidità, oltre ad una discreta velocità che gli permette di risolvere in autonomia situazioni di pressione. Watch out for him…
Novità in squadra. Cos’è cambiato dall’anno scorso?
Tanto e niente allo stesso tempo. Tanto perché ci sono molti giocatori e allenatori nuovi. Nuovo playbook, nuova gestione degli allenamenti, nuovi obiettivi, nuove energie e nuove aspettative. Alla fine però siamo la stessa famiglia, la stessa accoglienza che i giocatori cercano, lo stesso spirito di appartenenza.