Elincredibile

by Marc Taccone
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Di Eli Manning si può dire di tutto e il suo contrario, il terzo quarterback della dinastia, dopo il padre Archie e il fratello Peyton, é anche quello a cui gli dei del football hanno elargito meno talento, in maniera evidente anche. Ciò non di meno é sicuro meritevole di un posto nella Hall Of Fame, sicuramente in quella dei Giants, ma scommetto anche su Canton, e resterà l’unico ad aver battuto da MVP per due volte al grande ballo sua maestà Tom Brady.
Ma per inciderlo a fuoco nel cuore degli appassionati di football americano basta il racconto di quell’ultimo, pazzesco, drive cominciato con 2 minuti e mezzo e in svantaggio 14 a 10 nello stadio dell’università di Phoenix in quel di Glendale.

Eli Manning #10 dei New York Giants in azione contro i New England Patriots during Super Bowl XLVI (Ph: Jamie Squire/Getty Images)

I Patriots avevano rullato chiunque in quella stagione, ed una vittoria contro i malcapitati Giants avrebbe sancito, per la seconda volta nella storia, una corsa da completi imbattuti per tutta la stagione ed, ovviamente, i playoff.
Purtroppo per la franchigia di Boston il nickname “imbattibili” rimase appannaggio esclusivo dei Miami Dolphins del 1972.
E se Miami può ancora vantarsi di quel record il merito va ad Eli Manning ed una pattuglia di comprimari buoni a nulla ma capaci di cose straordinarie.
Il drive finale, che seguiva la segnatura (Tom Brady to Randy Moss) che sembrava aver messo i chiodi sulla bara dei giganti.
Michael Strahan, leggendario defensive end di NY non voleva sentire ragioni, prima che Manning prendesse il campo per partire dalle proprie 17 si rivolse ai compagni:
“17-14 é il risultato finale, non accetterò nient’altro!”

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Lancio di Manning su… (cerco negli appunti) ah si, Amani Toomer, uno che arriva dalla mitologica De La Salle High che però non lascerà mai il segno al piano superiore. 11 yards, primo down, cominciare bene é un buon viatico.

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Lancio per Plaxico Burress incompleto nel mezzo

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Lancio ancora per Plaxico sulla sideline, ancora incompleto. Manning é furioso con se stesso e si vede, intanto é un terzo e dieci, pessima situazione in cui trovarsi sulle proprie 28 yards

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Toomer corre una option route, Manning sceglie il timing perfetto ma scava la palla, il ragazzome di oltre 190 cm infila le mani sotto l’ovale e lo prende, poi cerca di rotolare per guadagnare quella yard che manca ma viene toccato, é quarto e uno sulle 37 difensive.

Nessuna timidezza, quando hai un Brandon Jacobs nel motore ed un lato destro della oline in grado di asfaltare il deserto dell’Arizona, e, nonostante Vince Wilfork in forma straordinaria, il lavoro viene portato a termine.

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Gioco rotto, Manning corre, che non é proprio la specialità della casa, fino alle 44 finendo in scivolata e costringendo Tom Coughlin a chiamare il primo timeout a -1’ e 20”

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Manning arretra, sgancia, la palle intesa per David Tyree sta per finire nelle sicurissime mani di uno dei più forti corners della lega, Asante Samuel. Incredibilmente il pallone gli passa tra le mani senza che Samuel riesca a chiudere il match e tutta la faccenda, e cade incompleto. Era l’occasione giusta, buttata al vento da uno dei migliori in campo.

É un terzo e cinque da prendere, ed é in questa situazione che si sviluppa la più assurda delle giocate, quella che verrà per sempre ricordata come “The Helmet Catch”.

“The Helmet Catch”

É un pallone lanciato quasi ad occhi chiusi nel mezzo del campo a cercare la redenzione di David Tyree, colpevole di aver sbagliato la traccia nella giocata precedente, che puntualmente arriva sottoforma di miracolo. Tyree per un momento gode di grande libertà e Manning dopo essere sfuggito alle mani della DL di New England ha per un attimo la tentazione folle di picciare la palla alla guardia, ma quando vede Tyree sgancia la bomba.
Rodney Harrison però ha capito e si appresta a colpire il WR di New York in timing perfetto cercando di separarlo dal pallone, ma per qualche misterioso motivo la palla resta incastrata tra la mano ed il casco di Tyree che cade sulla schiena.
Manning corre verso il suo ricevitore e gli chiede
“L’hai presa?”.
“Si Eli, ce l’avevo”.
Ma memore di tutte le volte che i suoi WR hanno mentito gli fa una domanda più dettagliata
“David, tu sei un brav’uomo, ed un buon cristiano, dimmi la verità, l’hai presa?”.
“Te lo giuro Eli, l’ho presa”.

La ricezione celebrata da “Sports Illustrated”

La palla é sulle 24 bostoniane a questo punto

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Sack da -1
Timeout

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Floater su Tyree che però non la prende
Di nuovo terzo down

Ma in questo cast assurdo c’è anche un certo Steve Smith che sa esattamente cosa fare, riceve per 12 yards ed esce dal campo.
Primo e 10 dalle 13 yards, la serata profuma di storia.

Prima di ritirarsi da Steeler con un crociato saltato, prima delle stagioni anonime da NY Jet, prima ancora di spararsi in un piede con una Glock non registrata e dei due anni di carcere, Plaxico Burress era un signor ricevitore, e in quel momento é l’uomo del destino che riceve il pallone del Manning “scarso” che ne sancisce la leggenda.

Il TD di Plaxico Burress

In fondo, puoi giocar male per tutta la tua vita, ma se giochi un drive del genere non potrai mai, in nessun modo, essere dimenticato.

Il link al video degli ultimi minuti del SB XLII

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