Un draft d’acciaio

by Giorgio Bianchini
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Pochi giorni fa sopra le nostre teste, nei cieli freschi e scuri di aprile si è compiuto uno degli eventi più rari che noi uomini possiamo ammirare. Uno di quegli eventi che capita di poter ammirare una sola volta nella vita. Alcuni dei pianeti del sistema solare erano allineati perfettamente tra loro, e noi tutti con il naso all’insù ci siamo presi un minuto di silenzio e pace per ammirare lo spettacolo.
Questi eventi ancestrali possono capitare anche nel mondo dello sport, soprattutto nel magico universo del football americano della NFL.

Capita così che una gelida mattina di gennaio, più precisamente il 29 del 1974, alcuni dei giocatori più dominanti di tutte le ere NFL si stiano per allineare tutti sotto la stessa bandiera, a giocare per gli stessi colori, tutti a onorare il gridiron dell’allora Three Rivers Stadium.
Nella cornice fatata di New York city e nel suo cuore pulsante, Time Square, va in scena alle 10.00 del mattino precise, nelle sale convegno dell’Americana Hotel, il tanto atteso draft di fine stagione.
Negli anni 70 i draft erano ben diversi da quelli che conosciamo oggi, basti pensare che i round erano ben 17 e proprio quell’anno furono scelti 442 giocatori. I protagonisti assoluti in quella mattina, ignari di cosa stavano per compiere al suono della campana che dava inizio al draft, li possiamo contare su un palmo di una mano e i loro nomi riecheggiano nella leggenda di questo sport. Insieme al proprietario e fondatore nel lontano 1933 degli Steelers Art “the chief” Rooney, ci sono di fianco a lui il general manager Daniel M. Rooney, ma soprattutto il caparbio coach Chuck Noll.

Art “the chief” Rooney

Con 20 scelte, gli Steelers ancora ignari di tutto, stavano per scrivere pagine e pagine di vittorie miste a sudore e poesia, ma andiamo nello specifico e vediamo tutte le prime scelte di Pittsburgh con le quali riuscì a dominare gli anni ’70 abbellendosi di ben quattro anelli.
La prima scelta assoluta degli Steelers fu Lynn Swann, wide receiver proveniente da USC, con la scelta 21 del primo giro. Pittsburgh ne aveva bisogno, senza dubbio un buon colpo messo a segno.
Il draft però era ancora lungo e le sorprese erano tutte lì allineate che stavano aspettando il trio di Pitts.

Lynn Swann WR Steelers

Al secondo round coach Noll decide di puntare su un linebacker proveniente da Kent State, un certo Jack Lambert, a cui basta solo il sorriso ad intimidire l’avversario o meglio, il malcapitato.

Jack Lambert

Al quarto giro un’altra magia sta per compiersi, ecco arrivare un altro wide receiver, questa volta da Alabama A&M, tal John Stallworth che tanto farà impazzire i defensive back avversari.

John Stallworth

Ma il destino, i pianeti allineati, la magia che solo il football sa regalare, dategli voi il nome o l’aggettivo che più vi fa venire i brividi, stava per compiersi al quinto giro, quando le prime scelte erano state selezionate, i giochi sembravano fatti e dal quinto giro ti puoi aspettare solo qualche giocatore di rotazione, è allora che gli Steelers hanno un appuntamento col destino, che risponde al nome di Mike Webster, l’“Ironmike” che tutti noi purtroppo conosciamo oggi.

Mike Webster

La terra sotto i piedi dei newyorkesi inizia a tremare, ma il draft prosegue, deve proseguire, va avanti pick dopo pick, ma ancora non è finita, ancora un satellite che ruota intorno alla città dei tre fiumi deve essere svelato. Uno degli undrafted più dominanti e storici sta per accasarsi in Pennsylvania.
Risponde al nome di Donnie Shell, grande strong safety da South Carolina, che contribuirà enormemente al successo di Pittsburgh, aiutando dalla retrovie, un gruppetto di tori scatenati che daranno vita alla leggendaria “Steel Curtain”.

Donnie Shell

Questi cinque nomi, insieme ad altri pezzi pregiati che dimorano nei nostri ricordi, ma soprattutto nei corridoi della Hall of Fame di Canton, gente del calibro di Joe Greene e Hernie Holmes, i due temibili difensive tackle di Noll, Dwight White, possente difensive end, della leggenda vivente L. C. Greenwood per finire con il compianto “Italian ARMY” Franco Harris, faranno di Pittsburgh la capitale del football per i prossimi 6/7 anni.
Il draft di Pittsburgh sarà ricordato come il più dominante e devastante di tutte le epoche NFL, cinque scelte, cinque Hall of Fame, cinque ragazzi i quali, uniti ad altri pezzi pregiati che già combattevano sul gridiron per la franchigia giallo-nera, creeranno quell’allineamento perfetto che solo i più fortunati hanno potuto ammirare dal vivo con i loro occhi, almeno una volta nella vita.
In quell’anno di grazia Pittsburgh terminerà la stagione regolare con uno strabiliante 10-3-1, massacrando nei playoff i Buffalo Bills nel divisional round, gli Oakland Raiders nella Championship week, e surclassando nel Superbowl IX i Minnesota Vikings per 16-6.

Franco Harris al Super Bowl IX

Inutile perdere tempo ed elencare tutto quello che questi nomi hanno portato a casa, nelle loro personali bacheche, o nella bacheca degli Steelers oltre ai quattro Vince Lombardi trophy, gli almanacchi e le pagine di storia della NFL sono piene di elogi e premi che Swann, Lambert, Stallworth, Webster e Shell hanno sudato e conquistato, noi oggi vogliamo semplicemente rendere omaggio a quella gelida mattina di gennaio nel cuore di New York, quando stava per compiersi la storia del football e dei ragazzi di Pittsburgh, dell’incredibile draft classe 1974.

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