Last Chance U

by Piero Cabianca
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Una quindicina di anni fa ho passato qualche giorno con un allenatore di football europeo che andava regolarmente in America ad allenare in un College di seconda divisione.
Parlando della giornata di lavoro mi si era aperto un mondo, un mondo che non conoscevo e non immaginavo.
Convinto che la pratica dello sport negli USA, anche se con un sistema diverso, potesse essere paragonato al sitema italiano, ero rimasto basito di fronte al tipo di organizzazione anche in un piccolo college di Division 2.
In questi anni poi, sono proliferati prima i film, poi le serie sul football americano, tre le quali Last Chance U.
Le serie LCU sul football, in Italia disponibile su Netflix, attualmente arrivata alla quinta stagione, e si concentrano non su college di prima o seconda divisione, ma sui Comunity College, organizzazioni scolastiche che non molti conoscono.
Le prime due stagioni sono state girate a Scooba, nello stato del Mississipi.

Scooba, Mississippi – 732 abitanti

Allora. Intanto partiamo da cosa sappiamo e ci aspettiamo dall’America e dagli Stati Uniti.
C’è chi li ama, c’è chi li odia. Per quello che rappresentano e per l’idea che l’immaginario ci ha costruito degli USA.
Per chi è della mia generazione, in “America” c’era tutto, ed il massimo di tutto.
Comprese le armi, i militari e la capacità di fare la guerra.
Poi ovviamente c’era la parte sportiva. A livello atletico gli Stati Uniti erano inarrivabili come numero esagerato di atleti e di performers in moltissimi sport. Da tener conto che partecipavano alle varie competizioni già da decenni con atleti dalle origini più disperate, proprio come la composizione della popolazione statunitense prevede. Molti degli atleti , poi , provengono da minoranze, che nello sport cercano una rivalsa sociale ed economica.
E anche di questo si tratta. Quando si parla di Stati Uniti, non tutti fanno mente locale al nome stesso della Nazione, che appunto non è unica, ne composta da popolazioni omogenee, ne nella composizione razziale, ne in quella sociale.
Anche se quasi tutti si riconoscono nella bandiera a stelle e strisce, ognuno ha la sua interpretazione di cosa rappresenti e a lei si rifanno, anche quando fanno scelte drastiche di vita, con sentimenti diversi.
Per noi, un tempo, lì esistevano soprattutto le grandi metropoli chiassose ed eccentriche, oppure i cowboys delle grandi mandrie di bovini. Gli americani perciò, per noi, potevamo vivere sostanzialmente o in grattacieli vetrati, girando in macchine sportive o in baite di legno, col cavallo legato fuori dalla porta.
Gli opposti, in effetti, sono proprio più o meno così.
Si passa dalle popolose coste, la East e l’opposta ed avversaria West, all’interno, ora montagnoso, ora pianeggiante, col nevoso Nord ed in semidesertico Sud. Qui si sono sviluppate parecchie culture diverse, quasi tutte di conquista, coi loro credi e con le loro caratteristiche. A chi nasce lì e non piacciono, prova a scappare.
Però la maggior parte degli statunitensi non è mai uscita dagli USA, solo la metà ha un passaporto: forse perché non hanno abbastanza tempo libero per viaggiare, oppure perché gli Stati Uniti sono così grandi che si può viaggiare al loro interno e vedere moltissime cose, come chi c’è stato ha potuto constatare; per altri invece è colpa della loro mentalità, per cui spesso è più importante possedere, che fare esperienze e gli americani preferiscono spendere i loro soldi comprando, piuttosto che viaggiando. Ed ecco perché molti di quelli che arrivano in Italia a giocare, spesso rimangono stupiti del modo che abbiamo noi di rapportarci ad amici, famiglia e società.
Se andiamo a vedere il middle Est, terra delle grandi pianure, strappate tenacemente alle popolazioni che vi abitavano, agli animali che vi migravano e alle tremende condizioni meteo che regolarmente le spazzano, sono le terre della tipica popolazione rurale bianca americana, molto tradizionalista, religiosa e che da non molto sta lottando contro i pregiudizi verso chi è diverso o viene da fuori .

Il campo da football del East Mississippi Community College

Proprio qui si svolge la prima serie. Una piccola cittadina della provincia americana dove sorge l’East Missisipi Community College, che ha base nella cittadina di Scooba, Mississipi. Una dura realtà della provincia americana, specie per chi non ha molti mezzi a disposizione e viene da realtà familiari e urbane molto difficili.
Ma cosa sono i Community Colleges?
I Community Colleges, formano gli studenti per i primi due anni di studio superiore dopo la high School e danno la possibilità di ottenere un diploma (Associate Degree) che dà accesso ai Colleges e alle Università. Negli Stati Uniti la differenza tra College e Università è essenzialmente nella dimensione degli Istituti e nella durata degli studi. Il College propone una scelta di materie in uno o due campi di studio (per esempio College of Sciences, College of Humanities, ecc.), mentre l’Università propone una gamma ben più ampia di opzioni, che comprendono quasi tutti i campi della conoscenza. Non ci sono differenze qualitative tra il College e l’Università. In un College gli studi si completano in 4 anni (Bachelor), mentre all’Università si possono prolungare con Masters o Dottorati. Di fatto, l’Università è più imperniata sulla ricerca e dispone di mezzi superiori rispetto al College.
Invece un Community College è un’istituzione accademica impegnata nell’istruzione superiore, ma su una scala più piccola e più locale di un College o di una Università tradizionale. La maggior parte dei CC offre titoli di studio che possono essere completati in circa due anni. Gli obiettivi della maggior parte dei CC sono duplici. Innanzitutto, sono un modo economico per accedere a materiale di livello universitario. In secondo luogo, sono un mezzo per fornire una serie di opportunità educative ai residenti locali, che possono sia aumentare il potenziale di lavoro sia migliorare la consapevolezza di cose come l’arte e le lingue straniere.

I Community College negli USA

In molte regioni, i college di comunità sono visti come mezzi per aumentare il potenziale economico di una determinata area. I governi locali spesso sottoscrivono o sovvenzionano le scuole come modo per incoraggiarle a continuare a offrire opportunità educative al pubblico.
Ma perché il reality sportivo si svolge in un CC e porta il nome Last Chance U?
Fondamentalmente perché molti dei ragazzi che vengono scelti ed aiutati col programma sportivo di questo CC, sono atleti molto dotati che hanno avuto problemi di vario tipo in università più grosse, con programmi sportivi imponenti, e che gli hanno intimato un “programma alternativo di recupero”.
Ora, i problemi possono essere di diverso tipo: comportamento, droga, violenza o scarsi risultati scolastici.
Noi siamo convinti, così come lo sono gli stessi americani, che uno sportivo negli USA si laurei senza problemi, pagato per giocare nella squadra universitaria che lo accoglie, e che poi la storia finisca col protagonista che diventa milionario tra i professionisti. Questo sarebbe il sogno.
In realtà anche se sei un promettente giocatore di football del liceo negli Stati Uniti, hai solo il 6,5% di probabilità di diventare un giocatore di football di college della NCAA e, di questi, solo l’1,5% può arrivare alla NFL; 1 ogni 3000 giocatori di High School; una volta arrivatoci, sarai fortunato a farne parte per 3 anni.


Se non sei riuscito a rimanere all’interno di un programma sportivo di primo o secondo livello universitario, che ti dia una chance, puoi provare la via del free agent, strada molto in salita, oppure completare i tuoi studi, farti notare, continuare ad imparare e finalmente vedere se i professionisti vogliono investire su di te.
Nel East Missisipi Comunity College di Scooba i ragazzi hanno un regime di vita molto stretto.
Oltre agli allenamenti, devono raggiungere degli standar, minimi di risultati scolastici, alle volte addirittura maggiori dei normali studenti del CC.
Ora ci sono molte domande che ci si pone di fronte a questo tipo di educazione, ma bisogna considerare la cultura Americana, come considera il successo, il fallimento, il lavoro, la ribellione.
I College devono preparare alla vita. Quasi sempre uno studente frequenta l’Università distante o molto distante da casa, dove ha bisogno di un alloggio, di pagare le tasse universitarie, molto alte, e di vivere.
I soldi possono venire dalle famiglie, da borse di studio, anche sportive, oppure te le puoi pagare lavorando, o contraendo un debito, sostanzialmente con delle finanziarie, alle quale lo ripagherai dopo la laurea, lavorando.
Le università più prestigiose e costose, ti garantiscono di entrare in circuiti lavorativi meglio remunerati, perciò l’investimento dovrebbe valerne la candela. Una famiglia più ricca può garantirti un futuro migliore.
Poi ci sono fondazioni ed organizzazioni che aiutano anche chi è più sfortunato, ma in percentuale irrisoria.

Giocatori dei EMCC Lions

Questo vale anche per i football americano. Meglio essere giocatore di una squadra ben considerata per programma sportivo dall’NFL, oltre ad avere buoni risultati durante la carriera scolastica.
I Community College sono organizzazioni che nascono nelle piccole comunità per permettere alle persone del posto di accedere ad una istruzione superiore, ad un costo abbordabile. Sono considerate un mezzo per migliorare il livello culturale, e perciò produttivo di una certa zona. Vengono sovvenzionati in parte con aiuti pubblici, cioè con le tasse, e la comunità dev’essere d’accordo, altrimenti taglia i fondi. Anche sovvenzionatori privati sono ben accetti. Ex studenti, filantropi o benefattori possono contribuire; e devono essere attratti.
Il programma sportivo, di football, spesso è un ottimo motivo di attrazione di sovvenzioni, sia private che di benevolenza della comunità che ci tiene a ben figurare anche in questo ambito, e spesso più in questo ambito, con le altre comunità, limitrofe e non.
Se il programma sportivo, e l’allenatore, sono ben considerati e conosciuti dalle squadre di NCAA, ecco che manderanno lì i loro giocatori che devono recuperare, e ne sceglieranno lì altri arrivati ad un buon livello.
La scuola avrà richieste da atleti che vogliono essere scelti, e studenti a cui piace avere in città una squadra vincente per cui tifare. C’è molto business in tutto questo. Professori, allenatori e tutta l’organizzazione spesso conta su questo per i propri stipendi, ed i risultati della squadra contano.
Ecco perché a Scooba, a godforsaken place “un posto dimenticato da Dio e dagli uomini”, grazie al programma sportivo del suo allenatore Buddy Stephens, è riuscita ad avere notorietà; eppure BS sembra un’allenatore anni luce lontano dall’essere un esempio da seguire.

Buddy Stephens HC di EMCC

Buddy è noto per i suoi risultati sportivi e i numerosi campionati vinti all’EMCC. Ha vinto più partite all’EMCC di qualsiasi altro allenatore nella storia. La scuola è in trattative per far erigere una statua in suo onore.
Narcisista, con un’ego enorme, attaccabrighe, permaloso, pronto a prendere decisioni che favoriscono la squadra ma penalizzano i ragazzi che devono costruirsi un futuro.
Eppure, anche se odiano andare nel profondo Sud bianco, moltissimi giocatori finiscono per abbracciare la causa del EMCC e sottoporsi alle regole di quello sperduto angolo d’America.
Gli allenamenti sono molto duri, cominciano la mattina presto, prima dell’inizio delle lezioni quando spesso è ancora buio e le temperature sono basse. I ragazzi devono guadagnarsi un posto in squadra, devono convincere i propri allenatori di reparto, che a loro volta devono convincere il capo allenatore: sono tutti in bilico, col licenziamento ed il posto di lavoro ed in squadra, in palio.
Non è un vero gioco di squadra, quasi tutti lavorano per i propri risultati e la carriera successiva, più che altro si sopportano per un obbiettivo che possiamo definire comune. Chi non si sente valorizzato va in crisi. Le amicizie sono poche, la pressione e gli screzi molti.
La stagione è corta, il gioco è duro. Il football , si sa, è uno sport a tratti anche violento e la stabilità emotiva dei ragazzi viene a messa a dura prova lontani dalle famiglie e dagli amici, in un luogo non proprio in cima alla lista dei più ambiti per dei giovani appena maggiorenni.
I ragazzi devono resistere fisicamente ed emotivamente.
L‘infortunio è sempre dietro l’angolo, e la carriere può essere compromessa ad ogni istante.
Finito l’allenamento del mattino, in campo o in palestra, i ragazzi devono frequentare le lezioni e superare i test di apprendimento.
Se non frequentano vengono ammoniti, se non passano i test possono essere mandati via, se si fanno male possono perdere la borsa di studio sportiva.
Finite le lezioni pranzano, si riuniscono con i propri reparti per studiare schemi e filmati degli avversari, finito questo frequentano e preparano tesine, di malumore, per poi a metà pomeriggio tornare in campo fino a sera, cenare, fare gli ultimi briefing con i propri compagni ed allenatori e finalmente verso le 21.00 finire la giornata, in attesa che il giorno dopo, all’alba, riprenda. Prima delle partite, se risultati idonei in settimana ad essere titolari tra gli starter, vengono comunicati i rendimenti scolastici al capo allenatore, e, se non sono sufficienti, devono stare in panchina.
Tutto questo per potersene scappare via prima possibile da queste comunità, alle volte molto unite tra loro, ma di cui questi giocatori non fanno parte se non per mero interesse, e poter approdare in una famosa Università con programma sportivo di alto livello, o comunque ad una Chance qualsiasi per poter essere notato dai professionisti.

I Lions in azione

Certo, alcuni, ad un certo punto, si rendono conto che le possibilità sono comunque scarse, e che il college e lo studio, o meglio, la laurea, sono comunque un modo per poter ambire a lavori meglio pagati ed in conclusione ad una vita migliore di quella che molti amici e famigliari, dai ghetti, alle varie periferie di provenienza, conducono.
Per quel che riguarda gli allenatori il principale è l’Head Coach Buddy Stephens.
B.S. all’attivo 14 campionati di football dell’East Mississippi Community College. Dal suo arrivo nel campus di Scooba nel dicembre 2007, Stephens ha completamente trasformato il programma dell’EMCC attualmente senza rivali nella NJCAA.
Il programma prima del suo arrivo e aveva solo una apparizione ai playoff statali nella storia della scuola, Stephens ha vinto l’87% delle partite come capo allenatore, cinque Campionati nazionali NJCAA, sette titoli Mississippi ACC Conference/NJCAA Region 23, nove titoli MACCC North Division e sette vittorie di BOWL. Attualmente al secondo posto nella lista di tutti i tempi della NJCAA per percentuale di vittorie in carriera tra gli allenatori con 100 o più partite in carriera allenate.
Al quinto posto tra gli allenatori attivi più vincenti della NJCAA. Attualmente è anche al 31° posto nella lista delle vittorie di tutti i tempi della NJCAA ed è il quinto nella storia del football del Mississippi Junior College.
Record complessivo di 13 anni come capo allenatore di 116-17 (.872) nell’East Mississippi.
Comprese le serie di vittorie consecutive di 25, 20 e 17.
Con i loro cinque campionati nazionali negli ultimi 10 anni, gli EMCC Lions di Stephens sono diventati la seconda scuola della NJCAA a ottenere due volte due titoli nazionali consecutivi (2013-14 e 2017-18).

I Lions festeggiano uno dei tanti trionfi degli ultimi anni


Stephens è stato tre volte vincitore del NJCAA Football Coach of the Year, oltre ad aver ricevuto due riconoscimenti nazionali dall’American Community College Football Coaches Association e dalla rivista American Football Monthly. Il sette volte allenatore dell’anno della regione 23 ha ricevuto anche il George Sekul Award dalla All-American Football Foundation nel 2011.
Una media di circa 25 giocatori di football dell’EMCC passa ogni anno a competere a livello quadriennale NCAA, Stephens ha allenato un totale di 34 NJCAA All-American durante il suo mandato, inclusi otto quarterback All-America. Inoltre, 50 ex giocatori dell’EMCC in media ogni anno gareggiano a livello universitario durante la stagione .
A livello professionistico, otto giocatori degli EMCC Lions sono stai scelti nei Draft NFL sotto la guida di Stephens, mentre 11 dei suoi ex giocatori sono stati nei roster della NFL.

  • Denico Autry, DL ,Mississippi State, Oakland Raiders
  • Damien Jacobs, DL, Florida, Montreal Alouettes (CFL)
  • Brandon Moore, DL, Texas/Alabama, San Diego Chargers
  • Quinton Dial, DL, Alabama, San Francisco 49ers
  • Lance Lewis, WR, East Carolina, San Francisco 49ers
  • Claude Davis, LB, South Florida, New York Jets
  • John Franklin III ,QB e  Wide Receiver, attualmente  Free Agent era stato selezionato e risultava a roster, anche se infortunato, con i Tampa Bay Buccaneers quando Tom Brady ha vinto il suo ultimo anello.

John Franklin III a Tampa Bay


Questi suoi record non si accompagnano ad una figura di riferimento ideale, nel reality sportivo di Last Chance U.
Certo, le difficoltà e le sfide sono sicuramente molte, specie con le telecamere addosso, ma per fortuna neanche lui si piace mentre riempie di male parole ed insulti giocatori, allenatori, avversari ed arbitri. Non è certo una figura elegante ne epica: è più un attaccabrighe da quartierino, eppure con un programma sportivo a molti zeri da gestire.
Da dire è che nessuno di noi ne uscirebbe particolarmente bene con le telecamere addosso per 24/7 per 4 mesi di stagione. Ed è anche vero che spesso noi ci aspettiamo troppo da persone che sulla carte, o dal vero, risultano di successo nel loro campo. Non sono Dei, come invece ci spettiamo, ma uomini, neanche particolarmente attraenti.
Non sono Dei nemmeno i giocatori, a meno che non ci riferiamo a Marte o a altre divinità della guerra.
Sono giocatori fisicamente forti e dotati, chi più atletico, chi più forzuto. Devono saper reggere la pressione e la stanchezza più degli altri, ma che in fondo sono solo dei ragazzi, non ancora completamente formati, anche se spesso ne han viste e passate più di molti adulti, e per i quali il tornare alla vita che li aspetta senza lo sport significa quasi sempre finire nelle gang, o ha fare lavori sottopagati ed una vita di stenti e di sussidi.
Così LCU apre a chi non lo conosce uno spaccato molto lucido sulla vita e sul sistema americano, sul perché e come si formano i cittadini americani, sulla loro cultura ed infine su ciò che noi pensiamo di loro e quel che ci figuriamo sia il mondo da cui provengono gli idoli che guardiamo in televisione, o, se siamo fortunati, una volta nella vita allo stadio, e sui ragazzi che vengono a giocare dall’estero in Italia.
Certo, non che tutti gli stati uniti siano rappresentati da questa realtà. Come dicevamo le realtà sono molteplici, e i circuiti anche scolastici alle volte impermeabili, ma sicuramente per noi che pratichiamo e facciamo praticare uno sport a livello dilettantistico, a ragazzi che nel tempo libero si dedicano come possono, alla pratica di questo sport che da noi è di nicchia, e dove già i numeri di base non sono granchè, pensare di poter arrivare ad un livello simile a quello di questi giocatori, sinceramente pare utopico.
Ricapitoliamo
1.086.627 Giocatori comiciano in Hight School a praticare Football in america
310.465 Giocatori di Hight School arrivano ai Senior
70.147 diventano Giocatori di NCAA
300 raggiungono la NFL : 1 ogni 3000
Facendo una proporzione, con i numeri Italiani, diciamo che riuscire a formare un professionista ogni 10 anni sarebbe già un successo.
In NFL ne giocano circa 3500 tra prime squadre, riserve e squadre di allenamento.
Già la lotta sarebbe impari.
Ma questo se comunque avessimo un sistema di selezione prima, e di allenamento poi, dove tutti i nostri giocatori, per diversi mesi, fin da dopo le medie, si dedicassero ogni giorno, per ore ed ore, alla preparazione fisico/atletica, tecnica e tattica al football. Così com’è oggi veramente non abbiamo possibilità.
Solo Daniel Picouly ha immaginato nel suo libro, “Le lacrime del Capo”, che nella profonda periferia parigina una squadra di teppisti, extracomunitari e balordi, dediti a ogni tipo di attività illegale, sequestrano la famosa squadra dei Dallas Cowboys per sfidarli e dimostrare di essere migliori di loro.


Nella realtà il tipo di organizzazione e selezione del personale in Italia, per ora, è ancora anni luce lontana dalla possibilità di competere con gli USA o comunque il nord America ed i professionisti del Football Americano: NO CHANCE!

 

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